Sarri, hai un tesoro in panchina, A cura di F. Caputo

Riflessioni e opinioni sul momento del Napoli

Squadra in affanno

Il Napoli è una squadra in affanno, e negare che ci siano dei problemi non è il “sistema” ideale per risolverli, o quantomeno limitarli. Il Napoli dell’ ultimo periodo è, oggettivamente, un lontano parente di quello frizzante e devastante del girone di ritorno scorso. A tal proposito tanti tantissimi “esperti” esprimono la propria versione, creando un vero e proprio cocktail di opinioni; chi se la prende con il presidente, chi se la prende con Sarri che fa poco turn over, chi dice che è colpa di tizio e chi di caio. Partiamo dal presupposto che il Napoli vanta una tabella di marcia, da un anno a questa parte, da far impallidire tante squadre anche di blasone, e l’ ultima sconfitta, quella interna contro la juve, è arrivata dopo 26 partite in cui i partenopei hanno  lasciato il campo almeno con un punto in tasca. Un cammino trionfale derivato dalle capacità di un tecnico -Maurizio Sarri- che ha saputo creare un meccanismo “calcistico” da far invidia a tutta l’ Europa del pallone. Il mister toscano è stato in grado di costruire un gioco fatto di palleggio e triangolazioni nello stretto; spettacolari le uscite dal pressing avversario, attraverso un fraseggio di qualità quasi “architettonica”; spettacolare anche il modo di riconquistare palla, o sulla trequarti di competenza “altrui”, grazie ad un pressing super offensivo, oppure grazie al recupero dei suoi difensori che spostano la “linea” sulla metà campo e il più volte delle volte recuperano palla molto in avanti, considerando che la riconquista della sfera avviene per merito di un difensore.
Sterilità offensiva
Il Napoli di Sarri, quello che regalava scorpacciate di gol nel girone di ritorno scorso, adesso però, non c’ è più; i numeri non mentono: pochissimi gol nell’ ultimo mese, attaccanti dalle polveri bagnate a cui non riescono più giocate che fino a poco fa erano normalità. In compenso si è riscontrata una maturazione dal punto di vista difensivo: è vero infatti che si fatica a creare azioni da gol ma è pur vero, anche,  che le squadre che si misurano con gli azzurri hanno enormi difficoltà ad avvicinare la porta di Reina; e questo è un dato di fatto che (almeno questo) nessuno può contestare. Certezze difensive che fanno contrasto con questa “anemia da gol” che ha colpito gli azzurri in quest’ ultimo mese. Una sterilità d’ attacco che ormai non può essere più addebitata alla casualità.
Le cause dell’ “involuzione”
 Andiamo alla ricerca delle cause che hanno portato a questa “involuzione”. Uno dei motivi principali individuati è sicuramente il minutaggio elevatissimo degli attaccanti partenopei e, forse, dell’ uomo al momento meno in forma del Napoli, Marek Hamsik. Un minutaggio “spaventoso” che ha, quasi sicuramente determinato l’ usura di questi ragazzi, che appaiono molli e pesanti nelle gambe: troppo notevole la differenza con la facilità di corsa dei giorni migliori. Dal punto di vista della finalizzazione e dell’ inserimento in area di rigore “nemica” si notano i disagi maggiori; ciò, oltre alla stanchezza dei talenti azzurri, va ricollegata, anche e certamente, al fatto che le squadre che affrontano il Napoli, l’ hanno “studiato” e hanno preso gli accorgimenti giusti per limitarne i pregi: spazi centrali occupatissimi e linee di reparto schicchiate verso il basso per non concedere la profondità: i partenopei hanno così aumentato la percentuale di supremazia territoriale ma si è ridotto di un pò l’ indice di pericolosità in area di rigore.
Come ci si può “risollevare”
Non faccio l’ allenatore di calcio, ma calcolando che in Italia ci sono 60 milioni di CT e che dicono la loro su questa o quella squadra, non vedo perché non possa farlo anche io….
Il problema principale è il minutaggio troppo elevato dei giocatori chiave del Napoli, quindi è chiaro che ci sia bisogno di preservarli, facendoli riposare, anche più volte nell’ arco di un lungo periodo di partite; un pò come fa Di Francesco che concede molti turni di “riposo” a un giocatore del calibro di Perotti. Il punto è questo, e forse Sarri farebbe bene a prenderlo in considerazione: i cosiddetti titolarissimi hanno bisogno di riposare e soprattutto, allo stesso tempo, non devono essere così sicuri della loro titolarità. Per fare questo, Sarri deve attingere dalla panchina e dare maggiore fiducia a chi dà troppo tempo la scalda. Deve far sentire importanti, così come sa ben fare con i “titolarissimi”, giocatori che considero altrettanto bravi e di qualità e che da troppo tempo non hanno una chance dal 1′. Concedere più occasioni a giocatori altrettanto importanti come Rog, Ounas, Zielinski ed anche lo stesso Giaccherini non vedo cosa possa comportare di così catastrofico dal punto di vista del gioco o del risultato. Con giocatori come Hamsik, CalleJon, Mertens e Insigne, che da troppo tempo stanno tirando il fiato, si sta giocando meglio? Si vince con maggiore facilità? Capisco la riconoscenza verso chi ha portato il Napoli a tali livelli, ma dare fiducia e far sentire parte integrante di un progetto, o meglio, di una “missione” ragazzi che non saranno Iniesta o Messi, ma neanche dilettanti allo sbaraglio, risolverebbe due grane in contemporanea: ricarichi giocatori logorati dalla fatica e rendi “protagonisti” anche coloro che hanno tutto il diritto di avere maggiori chances. Così come ad un Hamsik gli si concede il diritto di “sbagliare” quasi tutte le partite senza mai essere messo in discussione, il Signor Sarri dovrebbe dare il diritto ai vari Zielinski, Rog, ed allo stesso Ounas, di avere gli stessi diritti di altri (scusate il gioco di parole). Sarri la meritocrazia è il vero segreto per tenere uno spogliatoio unito e ottenere successi. Il bel gioco, da solo, potrebbe non bastare caro Sarri.


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