TORINO NEWS: Esonerato Mihajlovic, ecco perché non è Mazzari la scelta giusta. A cura di Paolo Cassano

E’ stata dunque fatale per Sinisa Mihajlovic la sconfitta in Coppa Italia nel derby contro la Juve. Nella notte il DS Petrachi gli ha comunicato di averlo sollevato dall’incarico, ovviamente di comune accordo con il Presidente Cairo. Una decisione tanto improvvisa quanto discutibile, almeno stando alla analisi doverosa del lavoro del tecnico serbo in questo anno e mezzo di avventura a Torino. Ma può essere decisiva una partita di Coppa giocata per giunta in casa di una delle squadre più forti dell’intero campionato ? Probabilmente no. E allora tocca andare a ritroso per capire i motivi di insoddisfazione della dirigenza granata. Questa stagione era partita con i presupposti della definitiva consacrazione del Toro, l’obiettivo conclamato era centrare il traguardo europeo tanto atteso dalla piazza per ridare verve ad un ambiente che mai ha abbandonato la squadra mostrando un affetto costante nel tempo. Una campagna acquisti mirata per concedere a Mihajlovic gli uomini giusti per il 4-2-3-1 che avrebbe dovuto rappresentare garanzia di gol e spettacolo. Niang il pezzo più pregiato (sulla carta) nonché più costoso dell’era Cairo per ora rivelatosi un vero buco nell’acqua. Troppi pareggi in campionato, ben dieci, due dei quali avvenuti in situazione di doppio vantaggio prima con il Verona e poi con la Spal. Evidentemente questi risultati non sono stati ritenuti soddisfacenti ai vertici della Società. In mezzo il cambio di modulo, un passo indietro e il ritorno al 4-3-3 che probabilmente offriva maggiore equilibrio tattico ad una squadra che appariva troppo sofferente in fase di non possesso. Può dunque essere un difetto rivedere le proprie idee tattiche per salvaguardare gli interessi di squadra ? Ci permettiamo di addurre l’esempio di Sarri, arrivato a Napoli con in mente l’idea di riproporre il 4-3-1-2 che lo aveva portato alla ribalta salvo poi accorgersi che non sembrava essere il sistema di gioco più adatto alle peculiarità dei propri uomini. I tempi attuali ci consegnano le dichiarazioni di Guardiola sul calcio di Sarri definito il migliore d’Europa. 

Alea iacta est, ora è il momento di guardare avanti. A sostituire Mihajlovic sulla panchina del Toro arriva Walter Mazzarri. La figura, o lo spettro fate voi, dell’ex tecnico di Napoli e Inter era in orbita granata già da un po’ e certamente non deve aver agevolato il lavoro di Mihajlovic. E’ più che lecito chiedersi se l’attuale rosa a disposizione possa adattarsi al meglio ai dettami tattici  del tecnico di San Vincenzo. 3-5-2 e sto. Mai un passo indietro, un ripensamento o una variabile impazzita. Esterni di grande dinamicità come caratteristica principale, centrocampo con tre distruttori di gioco forti fisicamente e concretezza in zona gol. Adattando lo scenario al Torino versione 2017-18 però troviamo non poche discrepanze. A cominciare dalla difesa dove reduce dall’era Ventura troviamo il solo Moretti ormai non troppo coinvolto nelle rotazioni; forse sugli esterni unica soluzione facilmente attuabile con De Silvestri e Molinaro assolutamente idonei a ricoprire il ruolo a tutta fascia. Le incognite maggiori nascono negli uomini più rappresentativi, quelli dotati di maggiore classe ed imprevedibilità. Ci riferiamo senza meno a Iago Falque e Ljajic. Lo spagnolo, miglior realizzatore stagionale, vedrebbe venir meno la propria collocazione tattica di esterno alto e difficilmente potrebbe sposarsi al ruolo di seconda punta di movimento. Per il trequartista serbo invece il discorso si fa se possibile ancora più complesso: no assoluto alla parte di interno di centrocampo, difficile immaginarlo attaccante puro. Unico punto fermo Belotti, in ogni caso insostituibile con qualsiasi allenatore.
Se Mazzarri dunque sarà non mancherà di certo il lavoro, il 2018 anno di volta per il progetto granata.

A cura di Paolo Cassano

Solo mia madre e Trid mi chiamano Paolo, per il resto del mondo sono Ciccio @CiccioSeguace


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