L’importanza di chiamarsi Kessie

 Arrivare a Milano, sponda rossonera, a 20 anni. Essere al centro di un progetto societario che ha individuato, per 28 milioni di motivi, nel tuo modo di giocare uno dei cardini della squadra da cui ripartire. No, non puoi essere un calciatore qualunque.
Franck Kessie avrà sicuramente ben in testa tutte queste motivazioni ma è chiaro, come la luce del sole, che il peso di queste responsabilità lo stanno schiacciando.
Montella ha sempre avuto fiducia in lui, fin dalle prime partite a luglio: il nuovo 79 rossonero aveva stupito tutti (come fece l’anno scorso con l’Atalanta) per grinta, possesso di palla e, soprattutto, fisicità ma il capolinea è arrivato alla prima partita in campionato, in trasferta a Crotone.
Da quel momento, Kessie non è stato più lo stesso e, ad oggi, il peggiore della rosa in termini di rendimento e aspettative dopo il pre-campionato. Il suo allenatore, però, avrà ripetuto a più riprese (a se stesso e al centrocampista) “Franck, non sei tu! Reagisci” e gliel’ha mostrato anche coi fatti, cioè non togliendolo mai. La prima volta è stata domenica, nel derby.
Tutto questo per dire che, nonostante le opache prestazioni, il Milan non può fare a meno dell’ivoriano. Perché? Perché non ci sono sostituti con simili caratteristiche.
Ok, dirà qualcuno, ma i Rossoneri, nel secondo tempo del derby, hanno giocato meglio dei Nerazzurri. Assolutamente vero, con l’ingresso di Cutrone, Montella è riuscito ad ottenere più fantasia negli ultimi 30 metri e Andrè Silva ha avuto un compagno di reparto. Il problema si è posto quando l’Inter recuperava palla e partiva in contropiede (molteplici volte) o nelle situazioni con squadra schierata, sicchè l’unico uomo capace di interdire l’offensiva cugina in mezzo al campo era Bonaventura.
Inutile andare a parare sul fatto che “Eh ma nel Milan non si salva nessuno” perché la controversia di Kessie è interna se un giocatore, a causa dell’insicurezza, non riesce a compiere due passaggi di fila. L’ex Aeroplanino sa bene che non si può giocare sempre con le due punte e l’acquisto di Jankto (così si vocifera) diventa un’assoluta priorità, come la ricerca di un olio che non faccia più cigolare la parte interna destra del centrocampo.

di Sebastiano Moretto


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