Fallimento nazionale. Ecco chi, ma soprattutto cosa cambiare prima per ripartire al più presto!

Risultati immagini per site:voti-fanta.com italia

Un’apocalisse.
Una dramma sportivo di proporzioni bibliche, questo è quello che si è concretizzato lunedì sera a San Siro. Proprio alla scala del calcio, abituata da sempre a sinfonie più soavi e a spartiti magistrali, è andata in atto la “stecca” sportiva più clamorosa degli ultimi 60 anni
Il direttore d’orchestra capace di questa epica stonatura è Gian Piero Ventura, l’immarcescibile Ventura, già,immarcescibile.
Ma il maestro Ventura, così come era stato presentato, è solo la punta di un iceberg che si è sciolto al cospetto (il destino è veramente beffardo) dei nerboruti scandinavi.
In verità, questo iceberg, che ben raffigura il sistema calcio italiano, ha cominciato a sgretolarsi subito dopo il lontano 2006. 
Raggiunto il proprio apogeo, infatti, la cultura italiana sportiva, e nella fattispecie calcistica, ha perso di vista i fondamentali e salvifici concetti di “programmazione” e di “progresso” – che poi sono complementari -.per poter quantomeno sopravvivere.
La nomina di Abete prima e, sopratutto Tavecchio, poi, ha costituito la volontà di rimanere aggrappati al passato, una necessità quasi gattopardesca
Un passato fatto di logiche clientelari e cariche istituzionali preistoriche. Il dinosauro, da questo punto di vista, più feroce è stato proprio Tavecchio: un signore, anzianotto, dalla forma mentis più chiusa di un lucchetto e dalla lungimiranza di una talpa. 
Questo eroe nostrano si è cimentato in una serie di gaffes da far rabbrividire anche un eschimese, lasciando trapelare anche una sorta di anima razzista, in un mondo ormai globalizzato – sigh! La genialata in cui si è prodotto è stata proprio scegliere un altro “Matusalemme” del calcio italiano, colui che aveva -udite, udite- allenato, tra le altre, Pisa,Bari e Lecce!
Proprio questa trovata illuminata ha contribuito, in modo precipuo, allo psicodramma di lunedì sera, ma attenzione, ha “solo” contribuito e non determinato!
A far implodere, infatti, il sistema calcio, fedele trasposizione della società stessa, è la mentalità italiana, plasmata sul “tutto e subito” e che non aspetta nessuno! Un esempio è paradigmatico: la Juventus. storicamente squadra fondata su un gruppo di italiani, ha 3/4 della squadra composta da stranieri e tralascia la crescita di giovani come Rugani e Bernardeschi e Juve che, alla prima sconfitta, viene processata!
Questa mentalità va destrutturata, prima ancora di azzerare le cariche politiche ed istituzionali.

Va insegnato, fin dalle scuole calcio, a pensare a lungo termine; va privilegiato il “come” arrivare ad un risultato, quindi bisogna puntare sul gioco e sulla tecnica (altroché Pochesci).
Urge un cambio di stile di pensiero, va investito sulle floride risorse umane e potenziate le strutture e sovrastrutture. Insomma, va rivoluzionato il nostro modo di essere e di fare, prima ancora di pensare ai vari Ancelotti, Maldini, Tommasi, Del Piero come possibili “occupanti” di poltrone importanti.

A cura di
Vincenzo Curatola


(adsbygoogle = window.adsbygoogle || []).push({});

Lascia un commento

P