Italia: Apocalypse…and now?

Una volta toccato il fondo inizia la risalita. Ingenuamente abbiamo pensato che il fondo fossero le due eliminazioni ai gironi. Sbagliavamo di grosso.

Per ruolo dovrei tenere il conto di quanti romanisti abbiano giocato con le
rispettive nazionali  e magari parlarvene anche. 
Facciamo così: lo farò appena trovo la voglia, anzi appena Tavecchio e Opti Poba’ mi offrono un frullato alle banane. Non va bene? Ok allora vediamo di sbrigarci: sono tornati tutti sani e salvi tranne Nainggolan. Tutti contenti tranne Manolas e i tre moschettieri italiani.
La verità è che  durante le soste per le nazionali i
calciatori sembrano girandole esposte alla furia dei venti, anche un occhio esperto fa fatica a seguirli tutti.
Così mentre cerchi l’arancione
di Strootman in Scozia ti passa davanti il verde-oro di Allison in
Giappone, il biancazzuro della Seleccion
di Perotti e Fazio ruota veloce sullo sfondo a scacchi biancorosso di Manolas in
Croazia, il tricolore del Messico di Moreno si fa rispettare mentre vortica
frenetico nel rosso fuoco del Belgio di Nainggolan. Under, Skorupski e Kolarov
nemmeno riesci a intravvederli, aspetti un altro giro ma niente, chissà dove
sono, eppure sai che c’erano. 
L’unica cosa che si distingue chiaramente, perché davanti
alla tua pupilla rallenta un attimo beffardamente,  è il vento gialloblu del Nord che annega  il tricolore Italiano di De Rossi, El
Shaarawy e Florenzi in un mare tempestoso, azzurro sbiadito da lacrime di
schiuma.
Oggi l’Italia fuori dal mondiale fa notizia quasi come un
terremoto vero.
Eppure, ce ne siamo resi conto con almeno 11 anni di
ritardo. Dalla vittoria in Germania in poi, l’Italia non conta nulla nel calcio
mondiale. Collezioniamo umiliazioni e, forse, questa brutta scoppola ce ne
risparmia una ben più sonora durante il torneo in Russia. Partecipare conta
certo, ma non se sei l’Italia.
Gli unici ad averci fatto risollevare la testa sono stati
due maghi della panchina come Conte e Lippi.
Perché, esattamente come Ventura, hanno “fatto con quello
che avevano” ma lo hanno fatto bene, puntando sulle sole armi a nostra
disposizione: grinta, bravura difensiva e contropiede.
Non mi piace il tiro al piccione per cui non mi metterò in
fila per sparare su Ventura, non ora che il re è nudo ed indifeso. Avevo
bocciato Ventura nel momento in cui smise di convocare Pellè.
Se a lui si affidava un certo Conte, è perché momento, in
Italia non ci sono prime punte più forti. Occorreva prenderne atto e, punitolo
per  la mancata stretta di mano, andare
avanti.
Sempre Conte si è coccolato Diego Costa fino a quando non
gli hanno comprato Morata, solo dopo lo ha scaricato. Pragmatismo all’italiana.
Belotti potrà valere cento milioni per Cairo, ma quando a
parlare è il palcoscenico internazionale le offerte forse le farebbe solo
qualcuno che ha appena vinto un giro di Monopoli.
Non accorgersi di non avere un attacco all’altezza è una
colpa gravissima per me. A cui vanno aggiunte tutte quelle di cui avrete già
letto e su cui non mi dilungo.
Non voglio gettare la croce su Belotti, solo dire che il
tasso tecnico dei calciatori italiani si è così abbassato negli anni, da farci
scambiare per campioni solo dei prospetti interessanti.
Vedere Bernardeschi – chiamato a dare la scossa- fare
passaggi all’indietro come un Gattuso  fa
maledire i tempi in cui giocava uno tra Baggio e Zola e Mancini stava
addirittura a casa. Imprecare contro Darmian che non mette un cross decente che
sia uno accresce il mito non di Maldini, ma di gente come De Agostini o
Benarrivo. Persino Mussi ci manca. 
Candreva a Donadoni mi rifiuto di paragonarlo. Ma oggi non vale nemmeno
il Giaccherini dell’Europeo. Se il calcio è un pezzo di vita, quanto è
paradigmatico scoprire che il limite più grosso delle nuove leve è quello di
non prendersi le responsabilità, di scappare a gambe levate quando si
presentano?
Spiace, infine, salutare così Campioni come Buffon, De
Rossi, Barzagli e forse Chiellini (nel secondo tempo l’unico con Florenzi degno
di indossare la maglia azzurra), ma lo sport è competizione e la sconfitta
insegna molto a chi ha l’umiltà di analizzarla.
Adesso i soliti esperti pontificheranno su vivai, limiti
agli stranieri nelle primavere, freni allo strapotere dei club e chissà
cos’altro.
Tranquilli non cambierà nulla, tra 24 ore tutto sarà sopito,
addirittura dimenticato forse. Torneremo ad accapigliarci per un derby, uno scontro
al vertice o una sfida salvezza.
Le prossime partite ufficiali della Nazionale sono a
Settembre 2018, per allora l’anestetico avrà fatto effetto alla grande.
Prendendo atto con rassegnazione più chè con falso stupore come,
a distanza di ore dalla figuraccia, il Ct e chi lo ha scelto sono ancora ben
saldi al loro posto mi fa venire in mente le parole di Vitaliano Brancati:” l’Italia non si stanca mai di essere un Paese arretrato. Fa qualunque
sacrificio, persino delle rivoluzioni pur di rimanere vecchio”
.

Angelo Spada


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