Totti:”Appena smesso parlavo da solo. Ho avuto problemi con Spalletti. Potevo andare negli USA”.

Francesco Totti parla per la prima volta dopo il ritiro al Corriere della Sera in una lunga intervista dove racconta il suo addio al calcio, del suo nuovo ruolo da dirigente e delle prospettive di vita e professionali senza rinunciare a commentare la recente disfatta azzurra.

ADDIO AL CALCIO, COSA E’ CAMBIATO?
”Tutto. La vita, la testa, il fisico. Ero abituato a fare sempre le stesse cose: sveglia presto, colazione, allenamento. Come una macchina. Adesso devo programmare la giornata. L’impatto non è stato semplice. Ho chiesto alla società se potevo ricaricare le batterie per un po’. Avevo voglia di dare un taglio, liberare la testa, godermi i miei figli. Me lo hanno concesso e li ringrazio, così ho potuto cominciare con il piede giusto il nuovo percorso. Sono rimasto nel calcio, che per me è la vita. È tutto”.

SOLO CALCIO NEL FUTURO
“Il mio lavoro resterà per sempre nel calcio. Ne sono convinto. Ho la fortuna di poter stare con la squadra, l’allenatore, con i dirigenti, Divido le partite con loro. Vado sul pullman. Vado in ritiro. Lavoro a 360 gradi”.

RISORSE DA TRASMETTERE
”Sono stato calciatore e conosco tutte le dinamiche. So come trattare un giocatore. Dentro lo spogliatoio può starci davvero solo chi ne conosce le parole, gli sguardi, i momenti giusti. Ho questa fortuna rispetto ad altri dirigenti, ho vissuto le dinamiche dello spogliatoio. Ci vado ogni giorno, come prima. Solo che adesso non mi spoglio”.

GIACCA E CRAVATTA
”All’inizio parlavo da solo, come un matto: sono infortunato, sono squalificato, adesso rientro. Però adesso mi sono abituato”.

ADDIO AL CALCIO
”Così non me lo aspettavo nemmeno io. Qualcosa oltre il calcio. È stato emozionante per il mio sentimento verso di loro e il loro sentimento verso di me. Non ero Totti o il capitano della Roma, ero il fratello di tutti. Le facce della gente, piene d’amore, erano per me. Dirò una cosa che può sembrare brutta, perché la Roma conta più di tutto e l’ho sempre messa davanti a me: di quel risultato, ho capito, non importava tanto alla gente”.

NUOVO STADIO? CI GIOCHERAI?
“Ormai basta, se no divento pesante. Ma lo stadio di proprietà è fondamentale. Migliorerebbe anche il comportamento dei tifosi. Ora parcheggi a tre chilometri di distanza e devi passare dieci fornelli. Così ti passa la voglia”.

SOLO ROMA?
”La prima volta potevo andare al Real Madrid, perché non avrei vestito mai un’altra maglia italiana. Il cuore e la testa mi hanno fatto scegliere e non mi sono mai pentito”.

SPALLETTI
”Gli ultimi mesi con Spalletti sono stati complicati. Avevamo un bel rapporto, prima che se ne andasse nel 2009. Quando è tornato, mi sono messo a disposizione. Avrei preferito giocare di più, visto che era l’ultimo anno, però non ho nessun rimprovero da fargli. Ho accettato dignitosamente le sue decisioni. Mi è dispiaciuto, ma so che le scelte le fa l’allenatore e poi, semmai, ne paga le conseguenze. Ho ricevuto proposte per andare negli Emirati o negli Stati Uniti. Mi avrebbero ricoperto di soldi, ma avrei rovinato 25 anni d’amore. Poteva essere un’esperienza, non ero ben visto dall’allenatore in quel contesto. Però anche questa volta ho scelto la Roma”.

PALLOTTA
”All’inizio titubanti, ma ci siamo chiariti. Lui vedeva bianco e io rosso. Poi abbiamo trovato un colore in comune per il bene dalla Roma”.

QUANDO HAI CAPITO CHE SARESTI STATO UN CALCIATORE?
“A 16 anni, quando ho firmato il primo contratto da professionista. Ho capito che era un lavoro serio”.

CRISTIAN, IL CALCIO E IL RUOLO DI PADRE
“Un padre modello. Gli insegno quello che mi hanno insegnato i miei genitori: rispetto ed educazione. Certo, ha questo cognome pesante. Gioca e la gente spera che io vada a vederlo. Lo lascio fare, non gli dico niente. Tra 3 o 4 anni vedrò di che stoffa è fatto veramente”.

SAPRESTI DIRGLI CHE NON SARA’ UN CAMPIONE?
“Meglio la verità piuttosto che una bugia che può metterlo in difficoltà in futuro. Altri figli? Mai dire mai, magari un fratellino a Cris”.

ITALIA SVEZIA
”Non pensavo che succedesse questo dramma calcistico. A giugno accenderò la tv e non vedrò l’Italia, è surreale”.

CON TE CT INSIGNE GIOCAVA?
”Con me giocava dal primo minuto, è uno dei pochi che poteva risolvere la partita”.

FEDERCALCIO
”Da Damiano Tommasi. Primo perché è amico mio e secondo perché è competente. Una bella figura: giovane, trasparente, pulito. Se vai all’estero con lui fai bella figura”.

CT DELL’ ITALIA
”Montella. Rifaccio la Roma dello scudetto”.

RIMPIANTO
”Non aver giocato con Ronaldo, quello dell’Inter. Il mio sogno, ma anche il suo. Ha segnato tanto, ma con me segnava ancora di più”.

BUFFON
“A 39 anni puoi giocare meglio che a 22, è questione di testa. Ma in Italia ragioniamo con la carta d’identità. Buffon, quando para, non ha 39 anni”.

PALLONE D’ORO
“Messi o Cristiano Ronaldo. Però preferisco Messi”.


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