Roma Qarabag? Meglio che l’impossibile resti tale per stavolta

Diciamocelo chiaramente: nessuna competizione ha il fascino, la sfarzosa brillantezza ed il pathos della Champions League. Competizione solo per grossi calibri, per squadre ricche, infarcite di campioni, almeno così si dice.
Poi la segui, la studi un po’ e ti accorgi che alla fine conta arrivare in forma a marzo (il Real di Benitez stentava tragicomico in inverno, quello di Zidane era un carro armato a primavera…eppure gli uomini erano esattamente gli stessi); che la squadra sia compatta (Chelsea di Di Matteo) ed un po’ spavalda (Porto di Mourinho); che non mollare fa la differenza (finale di Istanbul tra L’pool e Milan e rivincita dell’anno dopo).
Purtroppo salta anche all’occhio che molto dipende dal fattore umano, quello col fischietto.
Sembra paradossale ma nella competizione più vista al mondo, vivisezionata da migliaia di telecamere ultramoderne, monitorata da milioni di occhi, che arriva in Tv, sui tablet, sui telefonini e chissà dove altro ancora arriverà, il direttore di gara è ancora, quasi mandato allo sbaraglio con le sue incertezze ed ai suoi limiti.
E’ come mandare le ferrovie italiane a fare servizio in Giappone. O un samurai a combattere l’Isis con la sola katana.
Noi Italiani, quelli arretrati, ci siamo liberati di Tavecchio come fosse il Re del Male, ma, anche grazie a lui, abbiamo Goal line technology e Var. La serie A è avanti alla Champions, ma mica di poco!!
Provate a pensare se questi ausili tecnologici  ci fossero stati a Madrid lo scorso anno: forse avremmo avuto una finale tra Bayern e Juventus, forse avremmo la Juve campione d’Europa (brrr) o Carletto Ancelotti ancora brillo dopo i bagordi di un’altra October Fest.
Non lo sapremo mai.
Di sicuro, comunque vada oggi, sappiamo che Di Francesco potrà mangiare il panettone a Roma; ma occhio perchè, stasera, si gioca un pezzo importante della sua carriera giallorossa.
Se la Roma oggi fosse terza nessuno chiederebbe la testa del Sor Eusebio; il girone era proibitivo e il bronzo virtuale l’unico orizzonte apparentemente possibile.
Oggi , e molto per meriti del trainer abruzzese, tutto questo non vale più. I giallorossi sono (quanto è abusata questa frase) pienamente padroni del loro destino.
 Per di più la qualificazione passa da una vittoria casalinga contro l’ultima del girone.
Ci sono tutti gli ingredienti giusti in pentola, basta non sbagliare temo di cottura.
O qualche testa rotolerà. Perché è inverno e scuse ed alibi sono emigrate con le rondini. Anzi  come il talento di Bruno Peres, perchè le rondini si sa quando tornano.
Angelo Spada


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