FOCUS TORINO: Stagione 2016-17, l’anno del Gallo. A cura di Paolo Cassano

Anche questo campionato è andato in archivio, con buona pace di tifosi ed addetti ai lavori. Come ogni anno il termine della stagione è un po’ come il momento per gli studenti dei famosi “quadri”, attese spasmodiche per promozioni o bocciature varie ed eventuali. Per l’anno calcistico del Torino ci sentiamo di poter attestare la squadra di Mihajlovic fra il 6,5 e il 7, un’ampissima sufficienza a dispetto di chi guardava con scetticismo e rimpiangeva forse troppo frettolosamente Glik, Bruno Peres, Maksimovic (forse un po’ meno) e Immobile. Una cavalcata vissuta insieme sin dal ritiro fino ad arrivare all’ultima giornata passando attraverso il tormentone Ljajic che ha infiammato l’estate granata. Nel complesso abbiamo visto un Toro che non ci ha fatto certamente annoiare, sempre costruttivo e produttivo, mai domo anche nelle partite dove la meglio l’hanno avuta gli avversari. Di certo questa squadra ha attinto al proprio allenatore per cucirsi addosso grinta e voglia di fare, caratteristiche indelebili di Mister Mihajlovic. Ma non è stata tutta rose e fiori la stagione granata, tutt’altro. A cominciare forse dai proclami estivi: sbandierare ai quattro venti l’obiettivo di tornare in Europa può essere stata un’arma a doppio taglio. Certamente ha dato consapevolezza all’ambiente ma ha creato, di contro, anche grandi aspettative che sarebbe stato meglio celare per viaggiare più a fari spenti. Ma col senno di poi è sempre tutto più semplice. Dal punto di vista offensivo i ragazzi terribili di Mihajlovic ci hanno entusiasmato, il tridente ha fatto benissimo regalando momenti di grandissimo calcio e di esaltazione generale. Belotti si è attestato al terzo posto della classifica marcatori con 26 centri a soli tre da Dzeko re dei bomber 2016-17. Si è lasciato alle spalle gente come Higuain, Icardi e Immobile, semplicemente pazzesco. Ma soprattutto il ragazzo di Calcinate ha impressionato per la voglia di spaccare il mondo, quella fame che lo ha portato ad attirare a sé l’interesse dei maggiori club d’Europa. Una faccia pulita con l’istinto del killer in area di rigore, un vero cuore Toro. 71 i gol totali di squadra, sesto attacco della Serie A, tanta roba insomma. Abbiamo anche potuto apprezzare la crescita e la valorizzazione di giovani interessantissimi, pensiamo a Barreca e Lukic. L’esterno sinistro ha tirato la carretta sulla fascia di competenza per gran parte del campionato complice il grave infortunio che ha colpito Molinaro. Per il centrocampista serbo arrivato dal Partizan l’inserimento in squadra è stato graduale come è giusto che sia per un ragazzo di appena 21 anni al primo campionato in Italia. Questo però è un giocatore vero dotato di ottimi mezzi tecnici nonchè di personalità difficilmente riscontrabile in età così verde. Sul ruolo qualche dubbio c’è, Mihajlovic l’ha utilizzato da volante in luogo di Valdifiori ma la gamba e anche la capacità di inserimento di Lukic portano a pensare che magari una chance da mezzala gli si potrebbe anche concedere. Cosa non ha funzionato se il Torino si è piazzato a dieci punti dalla tanto agognata zona Europa ? Innanzitutto il reparto difensivo che non va certo colpevolizzato a livello individuale ma che probabilmente avrebbe dovuto essere progettato in maniera differente in estate e soprattutto a gennaio. Poca qualità, età piuttosto avanzata nei centrali e la scommessa Castan vinta parzialmente. E’ mancata anche la continuità agli uomini di Mihajlovic nei momenti in cui il Toro sembrava poter e dover accelerare è arrivata sempre la battuta d’arresto inaspettata. Frutto anche della rosa non propriamente all’altezza nei ricambi in una stagione che logora sotto tanti punti di vista. Anche lo stesso tecnico serbo, in ogni caso positivo ed apprezzabile, avrebbe potuto magari mixare più spesso i moduli e non solo a partita in corso piuttosto che fossilizzarsi sempre e comunque sul 4-3-3 di partenza. Da dove ripartire: inevitabile pensare al Gallo ma sarebbe forse giusto porre delle condizioni. Se il ragazzo è convinto di abbracciare il progetto ben venga la permanenza e un’altra stagione in maglia granata, in caso contrario inutile trattenerlo se la mente è in altri lidi con le sirene inglesi e sterline annesse a far da richiamo che potrebbe destabilizzare l’ambiente tutto. La boutique di Cairo in ogni caso non è fra le più economiche e chiunque vorrà eventualmente affacciarsi in Via dell’Arcivescovado dovrà farlo con motivi più che interessanti. Bisognerà di sicuro puntellare la difesa, stavolta in maniera decisa e perentoria. Almeno un centrale con i piedi buoni capace di iniziare la manovra senza necessariamente passare dal perno del centrocampo, il rinnovo di Moretti è cosa gradita a tutti ma ora c’è bisogno di abbassare l’età media nel reparto ed uniformarlo a centrocampo e attacco. Baselli è un altro tassello su cui bisognerà fare giocoforza una riflessione: il ragazzo ha un bagaglio tecnico di primissimo livello ma ha anche mostrato evidenti limiti di personalità che non gli hanno consentito di esprimersi con la necessaria incisività in un ruolo nodale per la squadra. Mihajlovic è abilissimo nel lavorare con i giovani ma il sospetto che fra i due non sia mai scoccata la scintilla è più che fondato. 
In ogni caso, dal più roseo al più funesto, esiste una certezza che non andrà mai via da Torino e dal Torino: i tifosi. Anche in questa stagione assoluti protagonisti e sempre al fianco della squadra, dalla Sisport al Grande Torino. E’ per loro che Cairo e Petrachi devono cercare di allestire una rosa all’altezza della situazione, la Serie A ha bisogno di ritrovare anche il Toro nel novero delle big. Fra sogni e realtà, insieme si può.
A cura di Paolo Cassano

Solo mia madre e Trid mi chiamano Paolo, per il resto del mondo sono Ciccio @CiccioSeguace 

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