Focus Genoa: sul banco degli imputati ci salgono tutti. Di Stefano Mangione

Una manovra senza identità, rare intuizioni e molti giocatori da mettere
in discussione insieme all’allenatore. Un
tunnel che sembra non finire mai per il Genoa. Una crisi di gioco e soprattutto
di nervi, unita ad un bilancio impietoso –un
solo punto nelle ultime 5 partite
– e ad un gruppo di giocatori che non è in grado di dissolvere l’aura
negativa che avvolge la squadra. Tutto ciò fa pensare, e sebbene contro il Crotone non sia arrivata una sconfitta la piazza è calda e il malcontento serpeggia per un rullino di marcia che viaggia a ritmi da retrocessione.
Le responsabilità di questo momento no sono da dividere tra società, allenatore e
squadra.  In primis la politica societaria non aiuta né Ivan Juric né il resto del collettivo. L’impellente bisogno di capitalizzare ha portato alle illustri cessioni di Rincon e Pavoletti, i quali hanno dato il via alla ormai classica girandola di mercato che ogni anno porta al Genoa diversi giocatori, forse troppi, nella speranza che crescano calcisticamente e inducano plusvalenza. Spesso però tali acquisti, più occasioni di mercato che innesti mirati, altro non sono che delle meteore che costringono gli allenatori rossoblù a ridisegnare i piani iniziali e ad avere a che fare con elementi dalle caratteristiche non richieste.
Se da un lato questa constatazione riduce le colpe di Ivan Juric, bisogna comunque guardare la realtà che presenta un collettivo scarico e demotivato. In
campo il Crotone ha lottato con le unghie e con i denti su ogni pallone dimostrando uno spirito e un agonismo ben diversi da quelli genoani, nonostante la classifica dichiari un divario di 14 punti con il Grifone. Per questo motivo,
oltre ai video settimanali sugli avversari, mister Juric potrebbe rispolverare
dall’archivio di via Ronchi le immagini del Genoa di inizio stagione. Quello
famelico ma ordinato, arrabbiato ma incisivo, che trasformava il Ferraris in
un’arena infernale per chiunque si presentasse, che si chiami Juventus, Milan o
Napoli.
La squadra resta, comunque, la principale responsabile di
questo sfacelo. Lamanna sta facendo di tutto per sostituire al meglio Mattia
Perin
. Munoz, Burdisso e Izzo ieri si sono
comportati piuttosto bene contro un avversario che non ha tutto questo
potenziale offensivo, che non segnava da 3 partite, ma che ha punito due volte
su calcio piazzato e mettendo a nudo tutte le disattenzioni che caratterizzano questo periodo. A centrocampo Juric perde Rigoni dopo mezz’ora. Isaac Cofie, questa volta da
elogiare per l’assistenza a Simeone, affianca un Cataldi che a tratti sa ben suggerire e a tratti, in mezzo al campo, si smarrisce. Ancora impalpabile la coppia di
sinistra Laxalt-Ocampos, con il primo che da tempo ha perso tutta la sua
intraprendenza e il secondo, che tolto qualche spunto interessante, esce sconfitto da quasi tutti i
duelli con Rosi e soprattutto perde due volte la marcatura sulle punizioni vincenti del
Crotone. Bene Pandev che è l’unico a lottare per la causa rossoblù e, da un suo
scambio con Simeone, – che da diversi match è evento raro tra trequartisti e attaccante – nasce il rigore per il momentaneo vantaggio del Vecchio Balordo. Risponde sempre presente all’ appuntamento con il gol il Cholito, che ieri ha firmato l’ottava rete in campionato, ma che che fallisce una clamorosa occasione sotto porta sul punteggio di 2 a 1.

Allenatore e presidenza trarranno le loro conclusioni in settimana e sicuramente Juric sarà riconfermato anche in caso di risultato negativo a Firenze. Contro il Crotone la vittoria poteva anche passare in secondo piano qualora la squadra avesse dimostrato carattere e motivazione, ma questo non è accaduto e quindi si continua ad aspettare, con impazienza crescente, questo cambio di marcia, invocato da più di un mese e sempre più ritardatario.

A cura di 
Stefano Mangione

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