FIORENTINA-ATALANTA 1-1: Chiesa apre, Freuler chiude al 94′

FIORENTINA-ATALANTA 1-1
(12′ CHIESA, 94′ FREULER)

È arrivato come un fulmine a ciel sereno. Un tiro di destro, l’ultimo della partita, che si è infilato nell’angolino basso alla destra di Sportiello, il giocatore che ha tenuto a galla la Fiorentina nell’ultima parte della partita.
L’Atalanta è riuscita a venire fuori solamente alla distanza in un match che aveva preso una brutta piega già al 12′ col super gol di Chiesa (non si può più definire “figlio di…”).
La maggior difficoltà che ha riscontrato la squadra di Gasperini è stata quella di non avere un supporto adeguato in attacco, visto che è toccato ad Ilicic coprire il ruolo del falso (in questo caso) nueve.
Esperimento non riuscito: lo sloveno, dopo l’ingresso di Cornelius, si è spostato nella sua solita posizione ed è in quel momento che gli orobici hanno iniziato a guadagnare campo…e il rigore grazie alla solita serpentina del 72. A dirla tutta, comunque, un rigore al limite ma, da quanto abbiamo capito, alla VAR basta che ci sia il danno procurato, senza che si tenga conto della dinamica dell’azione.
Protagonista della partita, e non solo dei Viola, è stato l’estremo portiere di casa: parando il rigore al Papu Gomez è riuscito a prendersi una sorta di rivincita personale dopo l’avventura non brillantissima a Bergamo. Sullo stesso Freuler, poi, era stato decisivo nel primo tempo quando lo svizzero ha colpito a botta sicura da pochi metri. Insomma, una partita che andava incanalandosi sotto il Ponte Vecchio ma, alla fine, gli sforzi e la disperazione dell’Atalanta hanno avuto i risultati sperati.
Giovedì, a Lione, e domenica a Bergamo con la Juve saranno due test importanti per capire quanto cuore e quanta volontà ha ancora questa Atalanta che, costretta dal turnover, sta lasciando punti qua e la. Toloi, uscito acciaccato, sicuramente non recupererà (almeno per la trasferta di Francia) e Petagna e Cornelius non sono ancora al meglio. Importante, anche se solo in termine numerico (al momento), il rientro di Spinazzola.
Perché, per vincere una partita, serve anche un po’ di sereno.

di Sebastiano Moretto
 


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