Sarri, se non li fai giocare non vengono


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Questa è la
storia dell’ ennesimo rifiuto da
parte di un calciatore alla SSC Napoli.
C’ è da premettere che ogni rifiuto ha la sua storia, onde per cui non si può
dare per certo che la motivazione che spinge alcuni calciatori a rifiutare l’
approdo alle pendici del Vesuvio sia la medesima. Ci sono tanti fattori che possono
influenzare la scelta di un calciatore: chi
può rifiutare per motivi familiari
, chi
perché non ritiene il
Napoli una
piazza appetibile
, chi perché ha una
idea piuttosto “contorta” della città
, e chi per altro ancora. Ognuno fa la
scelta che ritiene più opportuna in funzione della propria famiglia o della
propria carriera, ed ogni scelta va
rispettata
. Mi dissocio,
pertanto, dai messaggi di odio che
compaiono sui profili social di coloro che “osano” rifutare il Napoli
; sono
inconcepibili ma soprattutto irrispettosi e incivili. Non facciamo di tutta un’ erba un fascio però, come a qualche
“giornalista” del centro Italia ultimamente piace fare, avvalendosi di radio e
giornali, grazie alle quali prova a fare un quadro della città e di coloro che
la abitano abbastanza penoso e triste; il solito “dipinto” fatto di luoghi
comuni e “cazzate” sul popolo napoletano. Non
tutti sono così, ovviamente; ci sono anche napoletani comprensivi e che
rispettano la scelta di un calciatore di non venire a giocare in terra partenopea;

riguardo a tale scelta “professionale”, ai supporters
azzurri
già potrebbe bastare il fatto che tutti coloro che hanno dato il
cosiddetto “2 di picche” al Napoli, hanno poi avuto un proseguo di carriera con più bassi che alti, in particolar modo alcuni; tra questi cito i  più “famosi”:
Dino Fava, Rolando Bianchi, Gonalons,
Astori, Lapadula.

L’ultimo rifiuto in ordine
cronologico è quello di Simone Verdi
, esterno offensivo del Bologna,
di origini pavesi che ha preferito dire no all’ offerta del Napoli, che dal
canto suo, già aveva trovato l’accordo con i felsinei per l’ acquisto del
calciatore. Un “no” che ha spiazzato un po’ tutti nelle città partenopea; anche
De Laurentiis è apparso piuttosto
contrariato, pure per il fatto che era approdato a Milano con Chiavelli (l’uomo dei contratti) per
mettere nero su bianco e certificare il passaggio di Verdi dal Bologna al
Napoli. Così non è andata, nessun contratto è stato stilato, a causa del
rifiuto di approdare alla corte di Sarri del giocatore emiliano. Adesso non sappiamo i reali motivi che hanno portato il
giocatore a preferire la permanenza a Bologna, fatto sta che il ragazzo ha dichiarato in un’ intervista
“post rifiuto” che voleva restare nel capoluogo emiliano fino a giugno per
terminare il suo percorso di crescita
, e se così realmente fosse, va
rispettato il suo volere. A 26 anni però,
non che si è vecchi, risulta difficile pensare che ci siano ancora “percorsi
di crescita” da compiere
; indubbiamente non esiste un‘ età “legittimata” a
far diventare qualcuno “maturo e pronto” per step più “impegnativi”. Ognuno ha i suoi tempi: c’è chi risulta
“pronto” a 20 anni , chi a 25 e chi a 40. Bisogna, intanto, attenersi alle
motivazioni date dal calciatore, anche se i
dubbi sulla veridicità delle spiegazioni date da Verdi rimangono
. Il sospetto, e non vorrei essere
ripetitivo, è che queste gerarchie aspre e diffilmente valicabili create da
Sarri ( e anche dalla piazza), renda i giocatori 
(soprattutto in alcuni ruoli lì davanti), cercati dal Napoli  poco propensi e disponibili ad accettare
la destinazione campana, soprattutto in virtù di questo “meccanismo” Sarriano
che prevede l’ utilizzo degli stessi giocatori, e soprattuto l’ insistenza a
schierare alcuni di essi anche in momenti di forma scadenti, a discapito di
chi, inutilmente, attende il suo turno. Il sospetto che il giocatore abbia
potuto respingere l’ offerta azzurra, anche
e soprattutto a causa del fatto di sentirsi “panchinaro a prescindere”, è
abbastanza forte
. Se i rifiuti degli anni scorsi potevano essere
riconducibili ad altri fattori, quest’ ultimo “no” da’ l’impressione di essere
legato al fatto che Verdi si sentisse già battuto in partenza dalla concorrenza dei
titolarissimi partenopei. Dire se si
tratta di una scelta giusta o sbagliata da parte di Verdi non spetta a nessuno
di noi, sta di fatto che nessuno può contestare il fatto che un giocatore, che
può provare la sensazione di entrare a far parte di un contesto in cui “scalare
posizioni” è sport duro e faticoso,
non abbia voglia di scegliere una piazza, seppur importante, come quella di
Napoli.

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