FOCUS SAMPDORIA: L’alibi non regge, adesso è crisi. A cura di A.Giordano

Il calcio, si sa, è un complesso di episodi. Attimi, istanti, che possono cambiare le sorti di una stagione, far vincere trofei, spedire squadre in serie B. Non è questo, sicuramente, il caso della Sampdoria, che con la sconfitta di ieri sprofonda al sedicesimo posto della graduatoria. Un dramma, se non fosse che, per fortuna di Ferrero e soci, la serie A a 20 squadre consente anche all’Empoli, ultima squadra salva, di starsene serenamente a +11 sulla zona rossa. Ma, togliendo gli occhi dalla classifica, ci si accorge di come nelle ultime 7 partite, coppa Italia compresa, siano arrivati due pareggi e ben cinque sconfitte. E torniamo al punto di partenza, all’episodio. E’ il minuto 55 quando Petagna entra in contatto con Torreira e finisce giù. “Rigore che non c’è”, “Senza parole” scriverà la Sampdoria sui suoi account ufficiali e nel sito web. Rigore che non c’è, asseriamo noi rivedendo le immagini, o, meglio ancora, rigore discutibile e contestabile. Ma non basta. Perchè se non si vince da 7 partite, nelle quali si è segnato 3 volte (un autogol e due “gol della bandiera” di Schick alle soglie del novantesimo) non devono esistere alibi. La difesa, a parte l’imbarcata dell’Olimpico, regge. Skriniar sta diventando leader, Silvestre è il solito baluardo. Ma per il resto è solo acqua. I terzini non offrono alcuna garanzia, per le continue voci di mercato (un diciannovenne talentuosissimo come P.Pereira è con le valige in mano da un mese), per gli acciacchi fisici o, più semplicemente, per carenze tecniche. A centrocampo Torreira non gira più, anche lui tartassato dai proclami del suo procuratore, che lo vedrebbe da subito bene in una big; Praet, forse, è stato un abbaglio. E in avanti la turnazione ha portato parecchie volte al sacrificio di Muriel, elemento imprescindibile per questa squadra. Domenica prossima al Marassi arriva la Roma, non di certo avversaria soft. Ma forse la migliore per testare la Samp, per dimostrare che parlare di crisi è esagerato. Ulteriori battute d’arresto potrebbero portare a nuovo allarmismi. E menomale che la serie A a 20 squadre non apre le porte ad incubi peggiori.

A cura di 
Angelo Giordano

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