FOCUS TORINO: Undici metri di rabbia e il mercato carente torna a galla. A cura di Paolo Cassano

“Ma Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore” cantava De Gregori nella mitica Leva calcistica della classe ’68, motivo attualissimo in casa Torino cambiando forse nome e anno. Un tema da non ingigantire ma nemmeno da prendere troppo sottogamba. Ma occorre andare per ordine. Il Toro ieri ad Empoli non giocava una partita qualunque, il match giocato al Castellani era importante, di quelli dove devi dimostrare che hai un carattere e reagisci alle critiche subite. E la squadra di Mihajlovic era scesa in campo con il piglio giusto, aggredendo gli avversari e portandosi meritatamente in vantaggio con il solito, implacabile Gallo Belotti che una volta di più sta dimostrando di essere uno degli attaccanti più forti e completi della Serie A. Il Gallo meriterebbe ogni lunedì un articolo a sé stante, ormai fiumi di inchiostro e parole si sono sprecati per il ragazzo di provincia che è alla conquista di un posto al sole, il 9 granata piace sempre più non solo per tecnica e avidità nel fare gol, ma anche per generosità e spirito di sacrificio. Ieri anche i compagni però non hanno demeritato sotto il punto di vista dell’impegno, il pareggio dell’Empoli, giunto nei minuti di recupero del primo tempo, è da considerarsi un infortunio da parte di Ajeti, nulla di più o di meno. Ma da un episodio spesso può nascere anche uno spunto di riflessione: se Castan e Rossettini non sono in campo sono dolori. E questo non per mettere al patibolo Ajeti ma solo per far notare che andava posto rimedio magari con un acquisto tempestivo e mirato in quella zona di campo, un cootitolare da alternare a seconda dei momenti del finale di stagione. Invece è arrivato Carlao che ancora non abbiamo avuto il piacere di ammirare sul campo da gioco. Non per fare i petulanti ma ci sembra, francamente, troppo poco. E poi come non parlare dell’altro episodio che avrebbe potuto far pendere l’ago della bilancia a favore della compagine di Mihajlovic ed invece si è risolto in una sceneggiata da campo di periferia. Belotti e Iago Falque litigano per calciare il penalty che lo spagnolo finisce per fallire. Ora, da che mondo e mondo gli attaccanti vogliono fare gol e vivono per questo ma gli interessi della squadra devono sempre essere anteposti alla gloria personale. Nelle interviste post partita Mihajlovic ha dichiarato che i rigori d’ora in poi li calcerà Belotti e che fino ad ora non c’era una gerarchia fissa bensì tutto era deciso in base alle sensazioni del momento fra il Gallo, Ljajic e lo stesso Iago. In tutta sincerità la corretta strategia sarebbe che il tecnico stabilisse le preferenze in base agli allenamenti, alle attitudini, alla freddezza e tanti altri fattori che ogni calciatore conosce. Se nella scala gerarchica il primo della lista viene meno in quel momento allora ci si può affidare alle sensazioni del campo ma lasciare che il caso prevalga sull’organizzazione proprio non ci sta. La risultante della non decisione è spesso vedere due calciatori che litigano sul dischetto sprecando energie nervose e, soprattutto, allentando la concentrazione con gli esiti visti ad Empoli…
Alla fine un punto che accontenta molto più Martusciello che Mihajlovic, ora però bisogna tornare alla vittoria anche se le indicazioni dal campo (qui il report odierno) non inducono all’ottimismo e si profila una vera emergenza difensiva in vista dell’impegno interno con il Pescara.
                 A cura di Paolo Cassano

Solo mia madre e Trid mi chiamano Paolo, per il resto del mondo sono Ciccio. @CiccioSeguace

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