Roma: Ombre a San Siro


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Altro che “Luci a San Siro”, sono più che altro ombre, scure
e minacciose, quelle fatte vedere ieri dalle due compagini in campo.
Capita spesso, per carità, che un match non sia degno delle
presentazioni con le quali è introdotto; ma ieri abbiamo davvero assistito al
derby della pochezza. E non siamo in grado non solo di dire chi lo abbia vinto
ma nemmeno chi lo abbia pareggiato.
L’Inter è Icardi. La Roma non ha nemmeno un bomber cui
aggrapparsi.
Maurito, da solo e senza alcun supporto dei compagni,
impensierisce la difesa giallorossa ridicolizzando spesso Manolas,  impegna un Allison versione monstre e colpisce
un palo con un tiro difficile anche solo da pensare. Ma predica in un deserto totale.
La Roma va a sprazzi, con i ricordi di un progetto di calcio
che affiorano di tanto in tanto.
Pressa alta, giochicchia, fa trottare Kolarov inutilmente perché
quando arriva sul fondo in mezzo non vede nessuno, passa persino in vantaggio
con il Faraone su dormita di Santon, dà l’illusione di essere in controllo del
match.
Poi, come un temporale estivo, improvvisamente, si spegne.
Ma non lentamente, si spegne di colpo. Dieci undicesimi della Roma, al 70° decidono
di assister ad Allison contro tutti.
Il portiere brasiliano non si tira indietro, e per venti
minuti regge la baracca, respinge e blocca di tutto.
Un gatto barbuto che incanta San Siro.
Povero lui, però,  nulla
può dopo  l’ingresso di Bruno Peres! Infatti
il connazionale  ci mette pochi minuti a
non accorciare su Brozovic lasciandolo libero di pennellare per Vecino che insacca
da due passi.
A fine gara non so decidermi, è più folle far entrare Bruno
Peres o valorizzare un portiere non tuo lasciando in panchina Allison per un
anno?
La domanda è difficile e la lasciamo in sospeso.
Di certo abbiamo visto due squadre involute ma i passi
indietro della Roma sono molto più gravi.
Perché l’Inter un gioco non l’ha mai avuto. E’ stata Icardi
e Bigass per tante giornate, quando Bigass si è seduto ecco venire fuori il
vero valore dell’Inter.
La Roma, invece, ha fatto un percorso in crescendo. Ha
incantato in Europa e fatto bene in Italia.
Solo contro il Napoli era in netta difficoltà per il resto
non ha sfigurato da nessuna parte.
Poi c’è stata Genova, la follia di De Rossi e la strada smarrita.
Chi guarda il calcio senza essere addentro alle cose di
campo e societarie è come un astrologo da strapazzo.
Le spara come gli vengono (le spiegazioni) sperando che
siano giuste per ricordarle al mondo, certo che, se sbagliate, il mondo le avrà
scordate.
Ecco la mia raffica di ca…spiegazioni: allenatore poco
duttile, rosa sopravvalutata nelle qualità tecniche e soprattutto morali. Ma
questa forse non è colpa dei calciatori bensì di una società As Roma in forma liquida,
nel senso di inafferabbile ed inconsistente. Si gioca per la plusvalenza non per
i risultati.
Perché se giochi per i risultati, dopo Genova De Rossi va in
tribuna e il nuovo capitano è Kolarov.
L’unico che lotta e ci tiene.
Se giochi per i risultati Instagram non lo tocchi, non fumi, non bevi, non fai proclami alla prima vittoria e non dai la colpa all’ambiente
per le sconfitte.
Scaricato il caricatore, a mente fredda,  mi viene un dubbio: e se i vari Dzeko,
Nainggolan, Emerson, Strootman e persino Pellegrini sapessero delle voci di
mercato da mesi?
La rischi la gamba per una squadra che ti sta per vendere?
E il compagno accanto a te che vede che tu giochi col freno
a mano tirato che fa?
I’m an idiot direbbe Pallotta, allora le risposte le aspetto
da lui che is very very intelligent!

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